REALISMO MAGICO: passato e presente, realtà e magia

Un proverbio africano afferma che “il passato rivive ogni giorno perché non è mai passato”.

Ritengo che queste parole possano introdurre al meglio l’argomento dell’articolo di oggi: la commistione tra passato e presente esiste da tempo, sconvolgendo l’ordine cronologico degli eventi e facendo rivivere una seconda volta quello che è già stato.

Nella moda c’è un continuo ripescare dal passato per arricchire il presente o per tornare a un classico ordine, mixato a novità e innovazione. Guardiamo ad esempio alla rivisitazione del Barocco dei designer, a merletti, pizzi e ampi volumi, accompagnati da modernità e originalità: i riferimenti sono tra i più svariati, da Mariano Fortuny a Dolce&Gabbana, da Lacroix a Vivienne Westwood, da Alexander McQueen a Gareth Pugh, da Rick Owens a Hussein Chalayan. La lista potrebbe essere infinita.

Come nella moda, anche nella pittura il richiamo al passato è molto evocato, a partire da Giorgio De Chirico con il suo “ritorno all’ordine” dettato dalla Metafisica degli anni ‘10.

La mostra d’arte che riguarda questo tema si tiene al Mart, museo di arte contemporanea della mia città d’origine (Rovereto, TN) e presenta opere degli anni Venti e Trenta, raccogliendole sotto il nome di Realismo magico.

Esso non è un movimento, bensì un sentire nato a seguire dello sconvolgimento dato dalla guerra: è il critico d’arte tedesco Franz Roh colui che teorizzò l’ossimoro realismo magico. Questa sorta di magia dona un’idea di surreale, d’incantamento e di sospensione nel tempo, fermando il concetto dell’ “andare avanti”. Non solo i quadri, ma anche le riviste d’arte puntano al ritorno dei principi medievali e rinascimentali: è quello che emerge da “Valori plastici”, periodico fondato dai coniugi Mario e Edita Broglio (anche loro protagonisti della mostra).

Le opere ospitate nelle sale del Mart sono state realizzate da vari artisti che ritraggono forme e colori tratti dai più grandi pittori del passato, per un tentativo di ritorno all’ordine.

La staticità e l’armonia di fondo dei quadri sono due delle caratteristiche fondamentali di questo sentire, così come l’ambiguità che non permette di capire cosa sia reale e cosa no.

Anche le luci aiutano a sottolineare l’intento della magia: scene iperrealistiche che sfociano nel surreale, proprio come il Cagnaccio di San Pietro (alias di Natalino Bentivoglio Scarpa).

Il senso della magia è inserito magistralmente inoltre da Bruno Croatto ritraendo la moglie con la mano inguantata la quale sembra intenta a suonare il pianoforte, facendo fluttuare le mani nell’aria.

L’obiettivo è quello di stemperare il canone classico con la modernità, proprio come Achille Funi, il quale ritrae un bambino vestito con abiti attuali e su sfondo moderno ma posto in prospettiva di ¾, tipica della pittura passata.

I ritratti esaltano maggiormente questa tecnica come si denota da Mario Tozzi, il quale dipinge una donna appena uscita dalla doccia, nella stessa posizione di una Venere.

I quadri fanno rivivere il passato mescolandolo con il presente, come con Carlo Carrà, il quale recupera temi religiosi e iconografie giottesche o Carlo Sbisà che richiama il Bramante, con le sue strutture riprese dall’arte quattrocentesca. La geometria è utilizzata massicciamente e le prospettive ricordano quelle di Leon Battista Alberti, inserendo inoltre composizioni piramidali.

Gli omaggi ai grandi della storia sono tra i più svariati: al Caravaggio come Gregorio Sciltian, alle pale di Piero della Francesca, a Masaccio, al Ghirlandaio o a Laurana per i suoi visi tondeggianti, proprio come Felice Casorati.

Anche Giorgio De Chirico, citato poco prima, è uno dei pittori presenti nella mostra: nei suoi quadri troviamo solitudine, un richiamo statuario antico, senza esserci veramente connessione tra gli elementi.

Altri interessanti protagonisti delle sale sono Leonor Fini, Carlo Levi, Cesare Sofianopulo e molti altri che potrete scoprire e ammirare fino al 2 aprile 2018.

In questa mostra potrete cogliere come la rivisitazione del passato in chiave moderna, lo faccia rinascere e portare a una nuova luce: come disse il poeta romano Marco Valerio Marziale, “saper rivivere con piacere il passato è vivere due volte”.

Croatto_Un adagio di Schubert

Bruno Croatto, Un adagio di Schubert, 1937.

foto da: museorevoltella.blogspot.it


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